L'AREA ARCHEOLOGICA DI PIETRABBONDANTE - VI Parte
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IL COMITIUM
Aree teatrali con tempio retrostante in posizione più elevata, e allineate sullo stesso asse mediano, sono note in più esempi, e a questo tipo è da ricondurre l'origine del teatro con tempio alla sommità della cavea (teatro di Pompeo a Roma). Il modello originario è tuttavia quello del comizio (Roma, Cosa, Alba Fucens), sopravvissuto nei santuari dapprima in forma di semplice accostamento (Gabii) e poi nello schema più evoluto di Palestrina e Tivoli.
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Il santuario di Pietrabbondante può collocarsi, nell'evoluzione di questo modello architettonico, dopo l'esempio di Gabii. Non sappiamo se, oltre ai modelli di singole tipologie architettoniche desunti certamente da ambienti campani, l'architetto di Pietrabbondante abbia conosciuto, o elaborato egli stesso lo schema tempio-teatro nella stessa Campania. E' certo però che, al di là degli elementi formali ellenistico-campani, così chiaramente presenti a Pietrabbondante, gli schemi architettonici fondamentali (tempio a tre celle, modello del comizio, ecc.) sembrano chiaramente ispirati a modelli latini, il che ben si accorda con i
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Pietrabbondante.
Il Tempio - Teatro.
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contenuti ideologici che si volevano attribuire a questa grande impresa edilizia nel cuore del Sannio, dopo la distruzione di Fregellae e alla vigilia della guerra sociale. L'antagonismo con Roma si risolve in formule imitative (il toro sannitico contrapposto alla lupa, l'Italia contrapposta a Roma).
La scelta del modello del comizio nello schema compositivo tempio-teatro spiega tuttavia anche la particolare funzione del santuario di Pietrabbondante, luogo di concilia, in particolari occasioni, e di riunioni del senato. Alle deliberazioni di questo sono da attribuire gran parte degli interventi edilizi, anche nelle zone circostanti.
Ad Arco abbiamo visto un magistrato costruire una vasca in pietra simile a quelle del Tempio B; a Colle Vernone, distante km 3,5 in linea d'aria da Pietrabbondante, nella Valle del Verrino, doveva esistere un piccolo santuario rurale nel quale il senato fece erigere altari ai Dioscuri. Uno di questi fu rinvenuto alcuni anni fa ed è ora conservato nella zona archeologica di Pietrabbondante.
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Fregelle - Ricostruzione del santuario di Esculapio e della Curia e Comitium.
I PORTICATI LATERALI
Le terrazze rettangolari ai lati del tempio, assai ampie (mt. 16 x 32) erano destinate a sostenere due porticati laterali del tutto simmetrici. Esse sono di poco (mt. 1,80) rientranti rispetto all'allineamento frontale del podio, e hanno un'altezza di circa mt. 1,50 rispetto ai due corridoi che le dividono dal tempio, da cui distano mt. 1,90 sulla fronte. Vi si accedeva sia dall'esterno del témenos, attraverso due passaggi larghi mt. 2,80, chiusi con cancelli, ubicati lungo il lato anteriore dei porticati, sia dall'interno, tramite due rampe di collegamento con l'area retrostante il teatro, larghe oltre 5 metri.
L'area delle terrazze era poi delimitata verso la collina dai muri di contenimento del terreno, assai alti, e lateralmente dal muro di fondo dei porticati. Questi avevano la stessa lunghezza del tempio, e una larghezza complessiva di circa mt. 9,40, per metà occupata dai portici veri e propri, prospicienti ai lati del tempio, e per metà da sei ambienti retrostanti, di dimensioni diverse. A questi ambienti non comunicanti tra loro si accedeva direttamente dai porticati, esclusi quelli di testa, che si aprivano sugli accessi laterali del santuario; sempre su questi passaggi si aprivano due porte, a ridosso dei muri perimetrali, per salire, attraverso una scala, al piano superiore. I due corpi edilizi avevano dunque un'altezza superiore a quella delle aree porticate, in modo da avere, al piano superiore, le finestre sui lati prospicienti al tempio al di sopra del tetto dei portici. Otto colonne tuscaniche sostenevano la tettoia, mentre lo spazio corrispondente all'ultimo intercolumnio, verso il muro di fondo, era diviso in muratura.
I portici e gli ambienti retrostanti erano evidentemente destinati ad attività connesse con il culto. In epoca augustea, quando l'edificio cominciava ad andare in rovina, furono utilizzati per immagazzinarvi materiali del tempio. Così gli ultimi ambienti del porticato destro servirono per accatastarvi ordinatamente le tegole e i coppi del tetto, forse perché si pensava di ripararlo oppure, più probabilmente, per spogliarlo dei materiali ancora buoni. Tra le tegole accatastate si rinvenne quella, già ricordata, recante le due iscrizioni, in osco e in latino, incise da due schiave di Erennio Sattio, il proprietario dell'officina venafrana ove le tegole stesse erano state prodotte.
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CONCLUSIONE
Gli scavi del santuario hanno dimostrato che il tempio grande era già in abbandono in età augustea, che nel II secolo d.C. il suo podio era già interrato quasi completamente e che nel IV secolo d. C., allorché crollò per un terremoto la parete destra, ora ricomposta in elevato, l'edificio era già in condizioni di rudere. Nel corso del III secolo d.C. l'area circostante il tempio era utilizzata per sepolture servili, il che dimostra come in quell'epoca il sito non poteva in alcun modo essere considerato né di pertinenza cultuale né, tantomeno, area urbana. La frequentazione del sito continuò tuttavia, in forme modeste, fino al IV secolo d.C., quindi subentrò il totale abbandono.
L'odierno abitato di Pietrabbondante ha origini medievali, e venne certamente formandosi quando del sito antico si aveva conoscenza solo per la straordinaria abbondanza di pietre lavorate, facilmente cavabili dai ruderi dei monumenti.
"Petra Habundante" è il nome medievale del paese.
Si era infatti già persa memoria di quello antico, che anche noi, tuttora, ignoriamo.
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NOTA
Le ricostruzioni di Fregelle sono state tratte dal sito Internet del Museo Archeologico di Fregelle a Ceprano.
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AGGIORNAMENTI SUGLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI PIETRABBONDANTE
Dal 1984, anno di pubblicazione di questo testo, sono state effettuate altre campagne di scavo nell'area archeologica di Pietrabbondante, in particolar modo nell'ultimo decennio.
Di seguito sono riportati i resoconti delle nuove ricerche archeologiche:
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Storia dei Sanniti e del Sannio - Davide Monaco
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