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Il santuario sannitico di San Giovanni in Galdo.
SANNITI

 

IL SANTUARIO SANNITICO DI
SAN GIOVANNI IN GALDO
Provincia di Campobasso

 

Un piccolo santuario sannitico è stato messo in luce, con scavi eseguiti negli anni 1974-76, a Colle Rimontato (mt. 709 sul livello del mare), circa km 1,5 a nord-est del paese. Si tratta di un recinto perfettamente quadrato, che delimita un’area interna di mt. 14,60 di lato, protetto su tre lati da un muro di contenimento del


Ruderi del santuario.
 
terreno, con intercapedine di circa un metro posteriormente e di mt. 1,30 sui due lati.
Anteriormente vi era una piattaforma, anche essa delimitata da un muro di blocchi, di cui non si è accertata la funzione. Del recinto quadrato si è conservato il muro perimetrale, tranne che sul lato anteriore, di cui restano però le fondamenta. Nella parte centrale del muro anteriore doveva aprirsi un ampio parco di accesso.
Lo spazio interno era occupato lateralmente da due porticati simmetrici larghi mt. 4, sorretti ciascuno da cinque colonne, mentre
gli spazi corrispondenti agli ultimi intercolumni, verso il muro di fondo, erano chiusi, in modo da delimitare due ambienti in corrispondenza degli angoli posteriori dell’area sacra. Addossato al muro di fondo, in posizione centrale, vi era un sacello di cui resta ben conservato il podio, decorato con il solito schema di modanature a gola rovescia.
Ha una pianta quasi quadrata di mt. 7,30x7,50 e un’altezza di mt. 1,47. Del sacello non è completamente leggibile la pianta: è certo però che doveva avere una cella quadrata ampia internamente m 4,53 e pavimentata con del signino rosso su cui sono allettate tessere di mosaico bianco, in modo da determinare una decorazione geometrica. Sotto il pavimento fu depositato, durante la costruzione dell’edificio e con evidente significato rituale, un gruzzolo di monete, che consen-tono di datare la costruzione dopo l’anno 104 a.C., e quindi nel decennio che precede la guerra sociale. Poiché nel podio non si apre alcuna
 
Pianta del santuario.
gradinata di accesso al piano su cui sorgeva il sacello, è evidente che questo non poteva avere la funzione di tempio. Doveva trattarsi piuttosto di un thesauròs posto nell’ambito di un’area sacra (il templum vero e proprio doveva essere il recinto all’interno del quale si celebravano funzioni sacre e sacrifici su altari ora scomparsi).

Ruderi del santuario.
 
Non possiamo sapere cosa fosse destinato a custodire il sacello, probabilmente una statua o un donario importante ivi dedicato per intervento dello stato o per munificenza di qualche magistrato. E' comunque evidente che anche qui, come nei confronti di altri piccoli santuari locali (un altro esempio è a Colle Vernone, vicino Pietrabbondante, dove il senato sannitico fece erigere un altare ai Dioscuri) vi fu, sullo scorcio del II secolo a.C., notevole attenzione da parte dello stato nei confronti di luoghi di culto. Tale atteggiamento cessò del tutto, senza peraltro alcuna violenta devastazione, ma per trasferimento dei culti pubblici, dopo la guerra sociale.
Anche a San Giovanni in Galdo non è documentata dai materiali archeologici alcuna attività religiosa dopo la guerra sociale, ma solamente una ripresa del culto, probabilmente non più di carattere pubblico, nel corso del I secolo d.C. e per tutto il secolo successivo.
Il recinto sacro di San Giovanni in Galdo riproduce, in forma semplificata e ridotta, lo schema del grande tempio di Pietrabbondante, con l’edificio e i due portici laterali, all’interno di un’area chiusa.
Esso però costituisce anche una sicura memoria degli originari santuari sannitici, quali ci sono noti dalla descrizione liviana dell’area sacra costituita da Ovio Paccio negli accampamenti di Aquilonia, che dovevano essere formati da un recinto quadrato con altari all’interno. Gli edifici (sacelli, porticati, donari, ecc.) sono evidentemente l’evoluzione del modello originario, arricchito con elementi introdotti dalla diffusione dell’ellenismo in ambiente italico.

San Giovanni in Galdo
Pianta del sacello.
  San Givanni in Galdo
Sezione del podio del sacello.

 

 

Testo tratto da: F. COARELLI e A. LA REGINA
Abruzzo e Molise - Guide archeo Laterza - Bari 1984
Le foto sono di G. Lattanzi (ArchArt)
Tutti i disegni sono di B. Di Marco.

 

 

IPOTESI RICOSTRUTTIVA DEL SANTUARIO
a cura di Davide Monaco
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