Tempo fa, nel deserto della Tunisia, una spedizione archeologica ebbe la fortuna di localizzare una antica fortificazione a "Ksour es-Saf" e, dopo opportune analisi storiche e topografiche, si ritenne di aver identificato uno dei luoghi dove Annibale e le sue truppe si erano stabiliti dopo il ritorno dalla campagna bellica d'Italia. Tra i vari ritrovamenti avvenuti durante gli scavi archeologici succedutisi alla scoperta, destò molto stupore il rinvenimento di una corazza di
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bronzo dorato finemente lavorata (le immagini sono in questa pagina in basso). Questa si presentava ben conservata in ambedue le valve, essendo stata ritrovata in uno strato di sabbia compatto avvolta dentro a quello che rimaneva forse di un drappo policromo.
Analizzando i dettagli del manufatto si nota che le decorazioni presenti sulla corazza sono tutte simbologie indubbiamente ricollegabili al popolo sannita ed alla sua religione. I fermagli delle fibule metalliche utilizzati per unire le due valve hanno la forma di testa di toro, la figura centrale, una testa con elmo con pennacchi forse raffigurante Athena, porta al collo una collana di ghiande, le decorazioni sono costituite da rami di cerro e da ghiande, la struttura scultorea della corazza ricorda molto la trilobia della protezione sannitica.
Il toro era il vessillo della maggior parte delle "touta" sannite, a parte gli Irpini che adottarono il lupo (hirpus) come animale guida.
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Aletta di elmo con vittoria
alata da Pietrabbondante.
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La figura del cerro (quercus cerris) era molto cara ad essi: infatti rappresentava la forza che scaturiva potente dalla terra. Un'altra tipica rappresentazione di questa forza era la figura della ghianda, che ricordava sinteticamente la pianta. In effetti, presso i Sanniti, il simbolo del cerro era collegato al culto di Ercole, divinità dell'Olimpo italico venerata in molti santuari dell'antico Sannio. A questo punto è lecito chiedersi se è possibile che una così particolare corazza potesse appartenere ad un generico soldato di Annibale oppure non sia invece appartenuta ad un guerriero sannita, evidentemente al seguito del condottiero cartaginese.
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Vaso del Pittore della Libagione
Caudium, metà del IV secolo a.C.
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E' da considerare che Annibale, nella discesa per la conquista dei territori della penisola, meditò di adottare una particolare strategia militare basata sulla speranza (sic!) di far insorgere le popolazioni italiche sottomesse dai Romani, in modo da creare un compatto coinvolgimento dei popoli indigeni contro la dominazione dell'Urbe. Invano aveva sperato nell'aiuto soprattutto delle popolazioni di lingua osca, conoscendo bene quali pessimi rapporti erano esistiti in passato tra le popolazioni dell'Italia meridionale ed i latini.
Invece nella battaglia di Cannae del 216 a.C. furono proprio i Sanniti, ormai inclusi nelle file militari di Roma, a dare filo da torcere ad Annibale, ed in particolar modo nei pressi di
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Geronium dove il "magister equitum" dei Fabii, M. Minucio Rufo, fu salvato dalla disfatta proprio per l'intervento delle schiere sannite comandate dal pentro Numerio Decimio. Ma dopo la rovinosa disfatta romana di Cannae, qualcosa accadde tra le schiere degli Italici che, dopo l'accordo tra la città di Capua ed Annibale, passarono deliberatamente non proprio dalla parte del cartaginese ma ad uno stato di cosciente astensione da molte di quelle vicende belliche. Tra i Sanniti solo i Caudini e gli Irpini defezionarono da Roma; i Pentri non lo fecero, ma qualcuno di questi sicuramente seguì il condottiero cartaginese quando decise di continuare la guerra contro Roma.
In seguito Annibale, ormai sconfitto dall'inerzia dei romani (la "strategia del logoramento" come la chiamavano nell'Urbe), abbandonò l'idea della conquista italiana e, dopo una parentesi sicula, scelse di tornarsene in Africa, più che altro sospinto dagli eserciti consolari. Così sicuramente gli si accodarono anche quei guerrieri sanniti che lo avevano seguito da o fin oltre Cannae, per sottrarsi alla sicura morte che spettava ai traditori di Roma.
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Solo in questo modo la corazza sannitica può esser finita tra le sabbie del deserto tunisino; in caso contrario sarebbe stato poco probabile per un guerriero sannita permettere che una parte della sua panoplia di così grande valore finisse nelle mani delle truppe annibaliche come preda di guerra.
Anche se le gesta di Annibale in Italia risalgono alle ultime decadi del III secolo a.C. e quindi ad un periodo di tempo di circa 70 anni postumo agli avvenimenti delle Guerre Sannitiche, è probabile che la corazza (realizzata tra la fine del IV e gli inizi III secolo a.C.) in origine facesse parte del corredo di un guerriero della "Legio Linteata" e che tale panoplia sia stata conservata da un suo discendente e riutilizzata in occasione delle guerre annibaliche.
Che questo guerriero combattessere pro o contro Roma è poco significativo nel contesto archeologico, ma è probabile che una punta di rivalsa sia scaturita nella mente del sannita. E' ragionevole immaginare che tale discendente abbia trovato l'occasione di indossare la vecchia corazza quando gli avvenimenti si susseguirono negativamente per l'Urbe tanto da meditare che l'assedio sotto cui Annibale pensava di porre Roma potesse essere la miglior occasione per far splendere ancora le antiche armi.
Comunque, in qualsiasi modo siano andate le cose, il ritrovamento della corazza ci porta inevitabilmente a riconsiderare le descrizioni liviane sulla Legio Linteata.
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LA CORAZZA DEI LINTEATI
Nell'immagine a sinistra il dorso ed a quella di centro il pettorale. A destra il modellino della AITNA che riproduce un guerriero sannita della Legio Linteata. La corazza risente fortemente degli influssi greci nella forma anatomica e nel tipo di cesellatura e, per la disposizione degli elementi decorativi, rappresenta un'evoluzione della tipica corazza sannitica a tre dischi (vedi nel prosieguo della pagina). Realizzata tra la fine del IV e gli inizi III secolo a.C. è probabilmente di fattura tarantina. Attualmente è conservata nel Musèe du Bardo a Tunisi, mentre un'altro esemplare, conservatosi in maniera meno soddisfacente, è possibile ammirarlo preso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
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Una ricostruzione della El Greco Miniatures di un cavaliere della Legio Linteata protetto dalla corazza ritrovata in Tunisia (Musèe du Bardo). La statuina realizzata in resina è stata scolpita da Sergey Zlobov e dipinta da Rusian Vorobyov.
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